Spesso gli architetti hanno dipinto e i pittori hanno immaginato architetture.
Sono attività, le loro, che poggiano su sistemi paralleli di figure. Appartengo a quella schiera di architetti che hanno abbandonato
il loro mestiere per abbracciarne un altro e che in quello nuovo
hanno portato il retaggio della loro esperienza precedente.
Un architetto vede attraverso il disegno, ma il disegno è autonomo
da ciò che il progetto predispone.
Ha una sua composizione e un suo mondo proprio.
Anche una tavola di architettura può essere macchinazione fiabesca
o diventare allegoria.
Ho lavorato con altri a molti progetti nel corso del tempo.
Presento i disegni in cui più mi riconosco, miei o legati a un gruppo.
I testi sono tratti dalle relazioni di progetto.
I.C. 2017
PROGETTO PER IL
PRADO DE SAN SEBASTIÁN A SIVIGLIA, 1983
Concorso internazionale di idee
II premio (I premio non assegnato)
Isabella Cuccato e Daniele Vitale
con Silvia Cesaroni, Mauro Furloni, Maurizio Tarini
Il Prado de San Sebastián era un grande spazio vuoto carico di significati, ai margini della città. Dal 1847 al 1973 è stato sede della «Feria», grande e corale festa che si svolge ogni anno per una settimana in una «città lignea» provvisoria, realizzata a lato di quella reale. Il luogo è stato cruciale nella storia della città e il concorso chiedeva di ripensarlo dopo lo spostamento della Feria.
Il progetto trasforma il «Prato» in un recinto rettangolare,
al cui interno sono collocati una torre-teatro, un quadrato di casette di legno analoghe a quelle della Feria e un «colonnato» di palme.
Due torri laterali servivano di ingresso e riprendevano elementi dell’architettura araba. In tempi normali doveva essere uno spazio pubblico disponibile a diversi usi, ma con un carattere cerimoniale e teatrale. Durante la festa doveva tornare ad esserne un centro.
I.C., 2017
PROGETTO PER IL
PRATO DELLA VALLE A PADOVA, 1985
su invito della Biennale di Venezia
Isabella Cuccato e Daniele Vitale
con Andrea Casiraghi, Silvia Cesaroni, Rossana Gatto,
Donatella Muraglia, Renato Ruatti, Maurizio Tarini, Raffaele Zona
Prato della Valle è uno degli episodi più affascinanti dell’architettura
veneta. Era uno spazio suburbano dai contorni irregolari,
un tempo aquitrinoso e che ha avuto diverse funzioni nel tempo.
È stato ridefinito a fine Settecento dall’intervento di Andrea Memmo (1775), che ha realizzato al centro un’isola circondata
da un canale ellittico e da un doppio anello di statue,
vera e propria «pinacoteca lapidaria».
Il progetto riprende la scelta di non chiudere la complessità del luogo entro uno schema concluso e di accoglierne il carattere aperto ed evocativo. Ortogonali ai limiti del Prato vengono proposti tre grandi edifici pubblici che affiancano la Basilica di Santa Giustina. Il verde viene ridisegnato e un nuovo sistema di giardini ridefinisce le relazioni urbane. La composizione è per accostamento e collage di episodi.
L’intento è di trasformare il Prato in un polo urbano capace di confrontarsi con il centro storico.
I.C. 2017
PROGETTO PER LA ROCCA DI
NOALE PRESSO VENEZIA, 1985
su invito della Biennale di Venezia
Isabella Cuccato e Daniele Vitale
con Andrea Casiraghi, Silvia Cesaroni, Rossana Gatto,
Donatella Muraglia, Renato Ruatti, Maurizio Tarini, Raffaele Zona
Tra i centri minori del Veneto, Noale è tra i più carichi di suggestione.
La forma urbana ha resistito alle trasformazioni e le fortificazioni che cingevano il borgo si sono mutate in una linea fatta di verde e d’acqua. Dentro il recinto, i luoghi principali sono la piazza e la rocca, tra loro antitetiche: l’una luogo centrale della vita, con la chiesa e il municipio; l’altra abbandonata già nel ’700 e trasformata in cimitero, in isola di rovine appartata e altamente simbolica.
Il progetto pensa in modo correlato tre luoghi: oltre che la piazza e la rocca, un nuovo teatro con un lungo porticato urbano.
La piazza è ridefinita da un pavimento centrale e quattro querce.
La rocca rimane allo stato di rudere, ma ricostituendone l’ingresso
e inserendo una scena teatrale e un pavimento.
Il teatro, esterno al centro antico, comprende una sala di tradizione veneta con diverse possibilità d’uso.
Il portico crea un percorso che collega luoghi urbani di rilievo.
È una triangolazione che può dare al paese nuova vita e nuova dignità.
I. C. 2017
PROGETTO DI VILLA URBANA
DI SEI APPARTAMENTI
IN KURFÜRSTENSTRASSE A BERLINO,
1981-1983
per una mostra alla galleria A.A.M. di Roma del 1983
sviluppo di un progetto di concorso per una zona di Berlino, 1981
Isabella Cuccato e Daniele Vitale
Uno dei caratteri della Berlino storica era di essere costituita
da pochi tipi essenziali. La villa, già legata alle forme del palazzo,
diventa uno dei modelli della residenza borghese
e si trasforma in casa plurifamiliare.
Rimane al centro dei lotti e forma interi isolati o parti di isolato.
È una soluzione ripresa dalla Berlino moderna. Nel progetto,
la scala costituisce l’elemento centrale e definisce gli assi di simmetria.
I prospetti sono tripartiti e gli appartamenti due per piano. L’architettura riprende l’eredità del classicismo berlinese.
I. C. 2017