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Vivian Lamarque

LA REGINA E LE SUE CARAVELLE

1997

Consenzienti felici prigionieri per un giorno di Isabella, delle sue bambine-donnine, delle sue donnine-bambine, «...per incantamento messi in un vasel ch’ad ogni vento / per mare andasse» al voler suo, con gli occhi semi-chiusi semi-aperti attorno ci guardiamo. 

    Guardiamo come da un suo sogno il sonno della Bella Addormentata, a mille colorata: sono braccia di barca-mamma con collana (la testa nel cielo, lontana lontana) quelle che l’hanno stregata, addormentata? 

   Guardiamo la Bella-Semi-Risvegliata che stringe a sé attonite bambine, che stringono a sé attonite bambole, su barche-culle, culle con tulle, tulle bianco che separa, difende, protegge. 

    Proteggono anche quei grembiulini, quelle cuffie, quelle copertine di lino, quei guanti bianchi, quelle vele paracadute, quei parasole gialli, rosa, quelle velette da bambina-mamma-sposa. 

  Proteggono dai nostri risvegli improvvisi, da approdi terrestri senza più incantamento, senza più viaggio, senza più mare, senza più angelo protettore. Nessuno offre più nessun fiore? Sparite quelle eterne bambine? Fine del viaggio, fine dell’altrove?

    No. Il felice nome “Isabella” armerà sempre nuove caravelle per i grandi viaggi di Cuccato, pennello irrequieto, affamato, che non approda mai. La scala di corda - la vedete? - punta verso l’infinito. Gli arcani vasi allineati dalla precedente fase metafisica della pittrice contenevano già l’embrione delle figure fanciulle che stanno ora passeggiando davanti ai nostri occhi. 

  Uno di quei vasi, come quello magico della fiaba delle Mille e una Notte, contiene già il Gigante Prigioniero che Isabella, senza ancora saperlo, già sta sognando per noi. 

Vivian Lamarque, poetessa e scrittrice di fiabe

dal catalogo della mostra a Mantova, Le storie le barche nel blu, 1997

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