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PITTURE MURALI

1996

I.

Castellamare di Stabia, stretta tra i monti e il mare, affaccia sul golfo di Napoli ed è segnata dalla presenza del Vesuvio. Come molte città della costa, è stata sconvolta da speculazioni e ricostruzioni selvagge, ma conserva in una zona centrale una bella villa liberty circondata da un parco lussureggiante. Eroso progressivamente e circondato dai condomini, costituisce l’ultima difesa della villa e insieme un’isola fantastica e un mondo differente. Le decorazioni floreali stanno in un singolare rapporto di simbiosi con il rigoglio degli alberi, dei fiori e delle piante. Ho pensato a questa simbiosi quando mi è stato chiesto di dipingere due nicchie nel salone dell’ultimo piano. Per riprendere il gioco di risonanze su cui l’intero l’edificio è costruito, vi ho rappresentato delle selve fitte e ombrose, inquadrate da finestre e precedute da oggetti d’argento con figurazioni a sbalzo. Sono oggetti dell’arte romana del primo secolo dopo Cristo, ritrovati nella zona vesuviana. Simboleggiano, come spesso nella pittura moderna e nei quadri di Savinio, la presenza umana entro la vita prepotente della natura. Le nicchie sono antiche finestre che affacciavano su due terrazzi. I terrazzi sono stati sopraelevati e le finestre murate, ma esse continuano nella finzione a guardare sul paesaggio e sulla selva.

II.

In una località del nord del Portogallo, a Vila das Aves, ho dipinto una parete alta quasi 5 metri in una dimora di campagna. È una regione molto bella, dal suolo in granito, ricca di tracce e reperti antichi e cosparsa di fortilizi e di castelli. Vi ho voluto rappresentare non un paesaggio specifico, ma un’idea di paesaggio. Ho cercato di farlo reinventandone gli elementi, i boschi e le lontananze, i prati e i cieli, le ville e i castelli. Perché il paesaggio della pittura non è mai quello reale, ma una sua sintesi e una sua ricomposizione figurata. Il dipinto sta sul fondo dell’atrio di ingresso, illuminato dall’alto tramite un lucernario in forma di botte. La luce mutevole del cielo e le ore del giorno mutano il carattere del dipinto. Esso riprende prospetticamente le linee del locale e le continua secondo un diverso orizzonte. 

per la rivista «Ville e giardini», 1996

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